martedì 10 giugno 2014

I Sogni di Wang Qingsong

Introduzione
"One change a year, one big change in three years, and one unidentifiable transformation in five years1."

La Cina è un Paese che sta cambiando radicalmente negli ultimi decenni, l’economia, in particolare, si è ormai posizionata al centro dell’attenzione di questo inarrestabile progresso. “Il Denaro”, jinqian, è l’argomento con il quale si può conquistare la simpatia del cittadino cinese medio, difficilmente infatti, capiterà di poter salutare un passante incontrato casualmente per strada, senza che questi ci abbia prima domandato a quanto ammonta lo stipendio mensile della nostra famiglia. La grande scommessa del “socialismo con caratteristiche cinesi” sta sempre più remando verso un capitalismo prettamente occidentale.
Questa idea di progresso, di miglioramento, di benessere, ha fatto sì che la Cina, e la società cinese si muovessero con grande rapidità, alla conquista di un sogno da afferrare per primi, da non lasciarsi sfuggire. La velocità è una delle parole d’ordine del vivere in Cina ai giorni nostri.
Gli studenti corrono da un corso all’altro sin da bambini, per poter frequentare una buona universit{ quando sarà il momento, gli adulti si dividono freneticamente tra più lavori per poter permettere ai propri figli di godere della migliore istruzione. Le imprese edili lavorano notte e giorno riuscendo ad ultimare la costruzione di un palazzo in un mese di tempo. Non è impossibile svegliarsi la mattina e notare con grande stupore che il marciapiedi sul quale, appena la notte prima, avevamo passeggiato, ora non c’è più, o che la facciata di un palazzo di quindici piani ha cambiato colore.
In quest’ottica di corsa verso un futuro migliore e prospero, lo sguardo al passato e alle proprie origini, trova sempre più difficilmente spazio. Tutto è in continuo mutamento e proiettato verso il futuro. Anche le idee pertanto sono in fermento. L’Arte, in particolare, risente dei continui sconvolgimenti politici avvenuti negli ultimi trenta anni. La Rivoluzione Culturale ha infatti cambiato il volto della scena culturale e artistica cinese, tutto ciò che è borgese e antico, diventa improvvisamente scadente e di cattivo gusto.
Negli anni Ottanta si inaugura un grande filone artistico, la Gaudy Art, espressione dell’impatto della cultura economica occidentale sull’ideologia socialista cinese. La Gaudy, come spesso ribadito dal principale critico Li Xianting2, non è una rottura col passato, ma la rappresentazione della vistosità portata dal nuovo consumismo in stile occidentale ( Gaudy Art significa infatti Arte pacchiana). Il movimento, che vede come principali rappresentati astisti di spicco come Fang Lijun, Song Yonghong, Qi Zhilong, Xu Yihui, Huang Yihan, Wang Qingsong, è fortemente influenzata dall’artista americano Jeff Koons, e caratterizzata da immagini kitsch, sgargianti, simbolo di una Cina ormai troppo influenzata dai modelli occidentali. La critica politica alla base del movimento, e espressa da uno stile che Li Xianting definisce Chinese Political Pop3 e Cynical Realism4, trova come presupposti fondamentali un graduale appiattimento delle “caratteristiche cinesi” e la perdita di coscienza culturale.
La consapevolezza dell’ “essere cinesi”, dell’appartenenza ad una cultura millenaria ora per certi versi sbiadita dal corso degli eventi politici, è una caratteristica che riscontriamo nei lavori di molti artisti cinesi contemporanei. Wang Qingsong, in particolare, utilizza la critica alla globalizzazione e all’adorazione dei modelli occidentali, come poetica dei propri lavori.


I sogni di Wang Qingsong

Nato del 1966 nella provincia dello Heilongjiang, Wang Qingsong è fortemente influenzato dagli effetti della Rivoluzione Culturale (iniziata proprio nell’anno della sua nascita), sulla società cinese. In un certo senso, la visione del mondo di Wang, è sempre stata connessa alla sfera dell’economia e della pubblicità. La Rivoluzione Culturale, con i suoi dazibao5 e le varie forme di propaganda, si proponeva come un grande mercato di idee. Con l’apertura della Cina e l’ingresso di nuovi beni di consumo occidentali, si passò rapidamente dalla “vendita” di idee, alla vendita di prodotti. Il risultato fu una concretizzazione di ciò che pochi anni prima avveniva sul piano astratto: le nuove pubblicità sgargianti e accattivanti che popolavano la Cina, altro non erano che la versione più avanzata dei vecchi dazibao.
È inutile dire che l’impatto dei nuovi prodotti, ma soprattutto dei nuovi stili di vita proposti dal nuovo mercato, ebbe un effetto devastante sulla conservazione delle “caratteristiche cinesi”. Lo stesso artista sostiene in molte interviste che quando fecero il loro ingresso bevande come la Coca Cola, Fanta, Sprite, o catene di ristorazione come Mc Donald’s e KFC, si diffuse presto la moda di riunirsi per un panino pomeridiano, o di festeggiare compleanni in questi luoghi di provenienza americana. L’artista sostiene anche di aver odiato e rifiutato tutto ciò per un buon periodo della propria vita.
Quando Wang si trasferisce a Pechino per iniziare la propria carriera di artista, sarà immerso in una realtà in continua trasformazione. Una realt{ falsa e corrotta da un’idea di benessere che poteva esistere solo in Occidente. La scelta iniziale della pittura ad olio, a discapito della fotografia infatti, nasce proprio dall’idea che il secondo mezzo fosse un tradimento nei confronti dell’Arte cinese tradizionale, in quanto occidentale. Presto però, Wang si render{ conto che anche la pittura ad olio era originaria dell’occidente6 , e sceglierà pertanto la fotografia, che meglio si presta allo stile della Gaudy Art.
Lo scopo dell’artista era quello di riprodurre tutto ciò che accadeva nella società, nella stessa maniera kitsch e variopinta, da qui la scelta di un mezzo che potesse immortalare il momento. Caratteristica intrinseca nell’Arte di Wang Qingsong è dunque la critica rivolta alla ricerca affannata di un qualcosa che si realizzi nel futuro, che non lascia mai spazio al ricordo dei tempi passati. La riproduzione di questi momenti, è dettata proprio dal ricordo dell’autore di molte immagini dell’infanzia, che si sono poi dimostrate essere dei fake ( false, contraffatte), come ad esempio le promesse di benessere e ricchezza decantate dalla Rivoluzione Culturale. Lo stesso concetto di fake, si sposa con l’essenza della fotografia, entrambi sono infatti riproduzioni ( e dunque non reali) della versione originale di un qualcosa. L’artista sostiene ironicamente che il proprio stile fotografico, possa essere facilmente riconducibile al fotogiornalismo, in quanto tenti di catturare le contraddizioni di questa Cina in trasformazione7.
Le fotografie di Wang, scattate e poi soggette ad un lungo lavoro di post produzione, appaiono irriverenti ed estremamente ironiche, eredi legittime del movimento Gaudy Art sopra menzionato. Ciò che a prima vista può sembrare essere una tecnica moderna e di stampo occidentale, si dimostra però essere riscontrabile anche nella tradizione cinese. “Gi{ l’imperatrice-madre Cixi ( 1835-1908), si faceva ritrarre in fotografie, ritoccate col colore[…]”8.
Proprio per il carattere ironico, irreale e grazie alla presenza di colori vivaci e variopinti da cui sono caratterizzati, i lavori di Wang sono generalmente molto apprezzati dal popolo, caratteristica che conferma l’eredit{ dalla Pop Art.

L’ambientazione è quasi sempre irreale, riconducibile ad una visione, o a sogni. Gli attori compaiono spesso nudi, o in abiti pacchiani e kitsch. In molti dei lavori lo stesso Wang funge da protagonista, giocando il ruolo di attore e di spettatore delle trasformazioni che vuole rappresentare con i propri lavori.
Le scene, rappresentate attraverso tableau vivants, ritraggono la trasformazione della Cina ossessionata dal progresso e dal denaro. Ironicamente, questo flusso di movimento è espresso attraverso un mezzo che per definizione non muta, e che, al contrario, nasce proprio per fermare in un’immagine la moltitudine di azioni che altrimenti sfuggirebbe alla nostra memoria. La critica al guardare avanti senza mai voltarsi indietro è ampiamente espressa da Wang mediante l’utilizzo di scene che rimandano a grandi dipinti del passato, cinesi e occidentali, creando così un dialogo immaginario tra due grandi culture, dialogo che nella maggior parte dei lavori non si realizza, o porta a conseguenze spiacevoli.

Una tra le opere più note, è senza dubbio Romantique. L’immagine raffigura uno scenario che potrebbe essere definito una strada a metà tra il Paradiso occidentale e i giardini pastorali cinesi. In questa scena di irrealtà, composta da foglie di plastica, nebbia di ghiaccio secco e colori vivaci, si incontrano grandi opere del passato come La Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre di Masaccio, La Danza e La Gioia di Vivere di Matisse, Colazione sull’erba di Manet, un Buddha dorato. Ma l’elemento che cattura il nostro occhio è la riproduzione di Nascita di Venere del Botticelli, posto al centro della composizione, che divide la scena in due parti speculari e ordinate, nonostante il disordine dei personaggi. Gli attori, nudi e liberi, sembrano essere felici, spensierati. In realtà, i loro sorrisi e le loro espressioni sono falsi, come le riproduzioni delle opere appena menzionate. Romantique dipinge la contraddizione dei nostri giorni, in cui tutto deve apparire bello, perfetto, anche a costo di essere falso. È così che il Paradiso è fatto di plastica e le opere classiche risultano ridicole.
Romantique, 120x650cm, 2003

In China Mansion, l’artista richiama ancora una volta vecchie opere del passato. In particolare Olympia di
Manet, La Pubertà di Munch, Le Tre Grazie, Il Violino di Ingres di Man Ray, Il Bagno Turco di Ingres. Il lavoro inoltre, come anche Romantique, è una panoramica che rimanda ai vecchi rotoli cinesi. I personaggi sono ospiti in una lussuosissima casa, arredata con mobili occidentali e cinesi.
China Mansion, 120x1200cm, 2003
La scena, come lo stesso Wang spiega11, riproduce il periodo storico in cui la Cina invitò esperti e tecnici stranieri, affinché fornissero dei suggerimenti su come migliorare l’economia del Paese. Questo dialogo, che sfociò in seguito nell’introduzione di multinazionali e globalizzazione, portò numerose contraddizioni nell’ottica dell’ideologia socialista. Anche in China Mansion, in cui gli attori comunicano attraverso i secoli, c’è contraddizione. Gli ospiti non sono in armonia con l’ambiente in cui sono inseriti (nudi, ubriachi, in atteggiamenti amorosi), anche in questo caso viene rappresentata una situazione irreale, un pranzo nato con l’intento di comunicare ma conclusosi nella maniera più consumistica possibile. A terra vediamo lattine di Sprite, Beck’s, e altri marchi multinazionali riconoscibili che hanno attirato gli ospiti nella tela del consumismo, portandoli all’ebbrezza e all’incoscienza. Lo stesso è accaduto quando questi beni di consumo sono entrati a far parte delle abitudini quotidiane dei cinesi, accecati da pubblicità ammiccanti che spacciavano stili di vita ben diversi da quelli a cui erano abituati. L’ospite, che indossa la fascia di benvenuto, si trova in realtà in disparte rispetto a tutti gli altri, è fuori luogo, come lo erano, in un certo senso, i tecnici occidentali e come è lo stesso artista rispetto alla situazione attuale. Non a caso è proprio Wang ad interpretare la parte. Dalla parte opposta vediamo un soldato dell’esercito di terracotta che bloccando un’uscita, impedisce la libera circolazione dei commensali. La figura, è probabilmente riconducibile al socialismo che controlla il “dialogo” tra culture ed economie diverse, senza impedirlo né partecipare.


In Goddess troviamo l’utilizzo non di opere del passato, ma di un’icona nota in tutto il mondo: la Statua della Libertà,  simbolo degli Stati Uniti. Nella fotografia, la Libertà, composta da venti tonnellate di argilla, compare nella classica camicia maoista.
Goddess, 180x250cm, 2011
L’intento è pertanto quello di creare un ponte Cina-America attraverso un simbolo da esporre che testimoni a tutto il mondo la nascita di un nuovo dialogo. La scena ritrae proprio il momento della creazione di questa nuova icona, nata dalla fusione della nuova politica cinese ( Maoismo) con la Grande America, portavoce della libertà. Ma in realtà, se guardiamo bene, il cantiere in cui sembra avvenire questo miracolo politico-commerciale, è abbandonato da tempo. La statua, ormai quasi ultimata, cade a pezzi ancor prima di essere esposta al pubblico. Il messaggio di Wang Qingsong, già chiaro negli altri lavori, diventa lampante in quest’ultimo in cui l’accostamento della camicia maoista con la Signora Libertà riesce a dar vita soltanto ad un cantiere ormai divenuto un rifugio per le galline.
Il tema della creazione di un dialogo tra Cina e mondo occidentale, fa da sfondo alla maggior parte delle opere di Wang Qingsong. Come abbiamo visto più volte, questo presupposto si realizza iconograficamente mediante l’introduzione di simboli consumistici.


In Can I Cooperate With You14 , Wang Qingsong guida il tipico carro utilizzato dai turisti per il tour della città. L’artista, che gioca le parti del fattorino povero ( i calzoni sono in brandelli) e affaticato dal caldo ( non indossa la maglietta), guida affannato verso la destinazione.
Can I Cooperate With You, 120x200cm, 2000
Sul carro, è comodamente sistemato un ragazzo occidentale dall’aria stanca e indifferente, accompagnato da un’orda di cinesi eccitati, incuriositi e annoiati che tentano di rinfrescarlo con grandi ventagli firmati Coca Cola e Mc Donald’s. Davanti al carro, due uomini, pregano con le mani giunte l’arrivo dell’ospite. La destinazione è la Cina, come suggerisce la bandierina tenuta dall’uomo a sinistra, che tanto ci ricorda il gioco Ruba-bandiera. Come si vede, Can I Cooperate With You è ricco di simboli carichi di significato. Il ragazzo occidentale è ovviamente la rappresentazione dell’Occidente che, con il proprio aiuto tecnico ( qui impersonato dai grandi marchi sopra menzionati) giunge in Cina scortato e riverito dalla popolazione. I due uomini che pregano rappresentano le
aspettative dei cinesi nei confronti dell’Occidente che arriva dritto alla bandiera cinese per fornire aiuto e collaborazione.

Uno dei lavori più rappresentativi di Wang Qingsong è Follow Me15.
Il titolo, rimanda ad una vecchia trasmissione cinese finalizzata all’insegnamento dell’inglese.
Follow Me, 120x300 cm, 2003
Negli anni ’80, questo programma era molto popolare, con milioni di spettatori e testi di grammatica venduti. Il ruolo svolto da Follow Me, fu molto importante in quanto, non solo introdusse i cinesi all’insegnamento di una lingua straniera, ma li espose anche ai nuovi stili di vita occidentali. Molti studenti trovarono nel programma uno slancio per studiare all’estero, o per iscriversi all’universit{ e studiare inglese, lingua indispensabile considerati i nuovi rapporti tra Cina e Occidente. Nella fotografia di Wang vediamo un professore universitario ( Wang Qingsong) di fronte ad una lavagna riempita di frasi, simboli e slogan in completo disordine. Nel caos distinguiamo nozioni di “cultura occidentale” e dizionario, come ad esempio, feixing: traduzione cinese di SARS, Biennale of Venice, Documenta: biennale di Kassel (Germania), lianheguo: United Nations, haizi: children; slogan come “Let China walks towards the world, let the world learns about China”, ma troviamo anche simboli del Mc Donald’s, Nike, i cinque cerci olimpici in un ordine, o disordine che difficilmente lascia credere di poter imparare anche una sola parola. Ovviamente, questo pot-purri di nomi, sigle e massime non sono casuali. Wang ancora una volta vuole sottolineare l’impatto di nuove idee e abitudini che da un giorno all’altro hanno iniziato a bombardare la testa della popolazione cinese con uno slogan tutt’altro che innocuo come “Follow Me”, “Seguite Me”! L’occidente è da anni il nuovo maestro, modello da seguire con tutte le sue usanze e lingue, spesso a discapito di una cultura millenaria che rischia di essere lasciata alle spalle, considerata antiquata e rigida, se paragonata all’idea di “emancipazione” occidentale, venduta dai mass media.

La conseguenza dell’apertura a nuovi mercati e della corsa per il raggiungimento di un ideale di prosperità e guadagno è dunque quella di non voltarsi mai indietro per cercare le proprie origini e riconoscere i propri errori. Come molti degli artisti cinesi contemporanei, anche Wang Qingsong ci propone una riflessione su questo.


In Past, Present and Future18 l’artista rappresenta tre scene che ricordano i monumenti socialisti posti nelle piazze delle città cinesi. Le tre sezioni, portano colori diversi, a seconda del periodo a cui sono associati, ripercorrendo i mutamenti economici e sociali avvenuti dagli anni della fondazione della Repubblica Popolare cinese. In particolare, il marrone presente in Past rappresenta il passato, un colore legato alla terra, alle cose semplici, che ricorda la Cina rurale del pre-boom economico.
Past, Present and Future, 170x(283+212+283)cm, 2001
Gli attori indossando indumenti infangati e tengono una bandiera, presumibilmente quella cinese, marciando con le armi al braccio. Sotto alla composizione, l’artista, vestito da soldato e ferito, guarda stanco la marcia dei compagni. Past, è dunque dedicato al periodo in cui si combatteva in nome dell’ideologia socialista, per la conquista di un futuro migliore. Present è invece rappresentato dal colore alluminio, i personaggi imbracciano utensili da lavoro, pale, martelli. Siamo giunti dunque all’epoca delle fabbriche, in cui tutti lavorano, l’operaio ha una dignit{, non è più schiavo del padrone grazie alla grande Cina che lavora per la realizzazione del socialismo. È un probabile riferimento al periodo del Grande Balzo in Avanti (1958-1960) in cui Mao esortò la popolazione a fondere tonnellate di acciaio in funzione di una rapida riforma del sistema economico, che però risultò disastrosa. Wang, a destra della composizione, osserva i lavoratori tenendo il proprio cane al guinzaglio. Tutto ciò, attraverso le fasi di cui è composta teoricamente la realizzazione del comunismo, è in funzione di un futuro, rappresentato dal colore oro, in cui i personaggi tengono strumenti e sono disposti orizzontalmente, la corsa è finita, l’obiettivo è stato raggiunto. Non a caso, Future, si trova al centro, è il mirino di tutto. Ma lo spettatore non c’è più, forse perché è stanco di aspettare, o forse perché sarà trascorso troppo tempo affinché anche lui possa assistere al miracolo. L’opera è una critica alla cecità con la quale i cinesi si sono affidati nel tempo a due grandi utopie: la realizzazione del comunismo e il funzionamento dei modelli occidentali in Cina, qui entrambi rappresentati. Nello specifico, i tre periodi di Past, Present and Future richiamano le tre fasi in cui si sarebbe dovuto realizzare il comunismo secondo Mao: Nuova Democrazia (unione delle classi sociali contro l’imperialismo), Dittatura del Proletariato, Comunismo. Durante queste fasi il popolo cinese, accecato dall’idea di un futuro che, seppur lontano, avrebbe portato i propri guadagni, agì sotto la guida del Grande Timoniere, talvolta senza considerare le conseguenze. Il Comunismo infine, non si è realizzato, e l’intento di Wang Qingsong è forse quello di dirci che non si realizzerà mai, come non si manifesterà l’età d’oro.

Come molti artisti cinesi contemporanei, anche Wang Qingsong non tralascia la tematica religiosa. Nella maggior parte dei casi, utilizza la classica iconografia buddhista per la creazione di autoritratti che mostrano Buddha e bodhisattva lanciati in un’epoca in cui domina il consumismo. Wang realizza scatti che vogliono testimoniare come l’apertura della Cina a nuovi mercati, abbia comportato il cambiamento di alcune abitudini culturali dei cinesi, e tra queste la religione non fa eccezione.

In Thinker20, Wang Qingsong è seduto nella posizione del loto, poggiando su una foglia di cavolo. La figura è ferma, in contrasto con lo sfondo dietro di essa che invece è in movimento.
Thinker, 180x90cm, 1998
Le mani, giunte come nel momento della preghiera, si trovano sotto al grande simbolo Mc Donald’s inciso nel petto del devoto. La critica, ancora una volta è rivolta al consumismo che ormai, sembra essere diventato una religione. Nello specifico, in Thinker, Wang sottolinea il ruolo del cibo, da sempre centrale in Cina.
Requesting Buddha Series No.2, 180x110cm, 1999
Il cavolo, ortaggio centrale nella dieta cinese, è messo in contrasto con il cibo del Mc Donald’s che, oltre ad essere cibo spazzatura, è ormai entrato nella moda consumistica dei più giovani e non solo. Wang Qingsong racconta21 che l’apertura del primo ristorante Mc Donald’s a Pechino nel 1992, sconvolgerà le abitudini di molti cinesi. Questa nuova catena, che presto popolò molte città, divenne una sorta di rendez vous, minando sotto certi aspetti l’importanza dell’unit{ familiare nel momento dei pasti. Le cameriere gentili e vestite in abiti tipicamente occidentali, la pulizia, le dimensioni dei locali e la rapidità col quale si poteva ordinare, non fecero che aumentare questa idea di un Occidente ricco e raffinato, idea già maturata nel tempo per mezzo di pubblicità, programmi televisivi e riviste. L’Occidente era una grande divinità da venerare, come suggerisce proprio Thinker. Wang Qingsong, a seguito dei viaggi in Europa, si renderà presto conto che questa idea di “superiorità culturale” era falsa, esattamente come le pubblicità che la spacciavano.
Anche in Requesting Buddha Series No.2, Wang Qingsong emerge da un cavolo. Nuda, e con un corpo femminile, la figura mostra tutta la vulnerabilità del corpo umano ( l’organo genitale è esposto e al centro della composizione). Dietro troviamo uno sfondo simile a quello di Thinker, una città in movimento, in trasformazione, in contrasto con il soggetto che invece è fermo, non solo dal punto di vista fisico ma anche culturale ( il buddhismo si è conservato attraverso migliaia di anni). Il Bodhisattva raffigurato possiede otto braccia, le mani tengono oggetti tra i quali distinguiamo una lattina di Coca Cola, un’ascia, un profumo, che sostituiscono gli oggetti rituali che troviamo nell’iconografia buddhista. Sul petto, è inciso il marchio Coca Cola. In Requesting Buddha No.122, invece, il Bodhisattva Guanyin, è seduto su un bouquet di fiori plastici tenuti insieme dalla carta rossa della Coca Cola.
La figura possiede undici braccia, differentemente dalle statue buddhiste che possiedono quasi sempre un numero pari di arti. Le mani tengono oggetti consumistici come nel caso precedente. Il messaggio è chiaro anche in questo caso: il Buddha, simbolo di forza, aiuta le persone attraverso la propria devozione, ma in un’epoca in cui regna il consumismo, l’oggetto della venerazione è cambiato e di conseguenza anche la figura del Buddha.


Il tema del consumismo, come vediamo, fa da sfondo a diverse tematiche nella poetica di Wang Qingsong. Quello del conflitto di interessi, e della guerra in generale è uno di questi. L’artista racconta più volte che le immagini durante la Rivoluzione Culturale erano spesso legate alla guerra, alla difesa armata del proprio Paese, al patriottismo. Lo stesso Wang sognava di intraprendere la carriera militare quando sarebbe arrivato il momento.

In Another Battle Series24, composta da sette scatti fotografici, sono presentate scene di battaglie combattute in trincea, in cui l’artista gioca il ruolo del comandante. I setting, come spiega Wang25, sono ispirati alle scene dei film di guerra che accompagnarono l’et{ infantile dell’artista. Gli attori si trovano a sparare contro farfalle di plastica, a lanciare fumogeni di Fanta, indossare la cartuccera in cui al posto dei proiettili troviamo lattine di Coca Cola.
Another Battle Series No.2, 120x200cm, 2001
È chiaro dunque chi sia l’invasore e chi l’invaso. C’è contraddizione tra la classica accezione di guerra in cui vengono imbracciate le armi e si combatte per difendere un Paese e Another Battle in cui non c’è un nemico materiale, ma c’è sempre un Paese da difendere. Quello che vuole sottolineare l’artista è che tutto alla fine porta alla guerra, sia essa in funzione politica che commerciale, come suggerisce il titolo della serie: Un’altra battaglia, una in più, diversa di genere, ma pur sempre guerra. In una guerra in cui non ci sono armi, Wang recita le parti di un comandante sconfitto dall’idea che non ci saranno né vincitori né vinti, pur essendoci invasi e invasori.
Anche in Competition, si ripresenta il tema della “scontro”, come suggerisce il titolo stesso. Lo scatto cattura il momento in cui alcune persone sono impegnate nell’affissione di cartelloni pubblicitari. La parete, alta quattordici metri e lunga quaranta, è tappezzata di seicento fogli di carta sui quali l’artista ha scritto nel classico stile cinese del pennello a inchiostro, richiamando così i vecchi dazibao che riempivano i muri e le strade durante la Rivoluzione Culturale. Come si è già accennato, dopo questo cruciale periodo storico e politico, la Cina sarà esposta a nuovi mercati, che porteranno all’ingresso di nuovi prodotti e stili di vita. I dazibao verranno staccati e sostituiti dai cartelloni pubblicitari, quello che prima era un bombardamento di idee divenne presto un bombardamento di prodotti.

Competition, 170x300cm, 2004
 In Competition, ogni foglio pubblicizza telefoni, oggetti, utensili, profilattici, bibite, persone, richiamando il caos con cui ogni giorno, sia che siamo in casa, sia che camminiamo per le strade , la nostra mente assimila involontariamente nuovi slogan, marchi, prodotti. Come molte delle opere di Wang, anche Competition è una critica alla cecità con la quale ci affidiamo al mercato.
Molti dei prodotti che vediamo nelle pubblicità, non sono affatto di alta qualità, ma la propaganda li rende buoni agli occhi del pubblico.
Ogni giorno si avvia una nuova guerra, una nuova competizione, come suggeriscono gli attori nell’atto di affiggere il proprio prodotto sopra ad un altro, nella speranza che oggi vinca il proprio. Nel mercato, anche solo un istante può creare la differenza, se il nostro avversario è più veloce, vince il suo prodotto lasciandoci con l’amarezza in bocca e la speranza che domani i più veloci saremo noi. Wang cerca così di esprimere la tensione con cui ogni giorno trascorriamo le nostre giornate, ormai assorbiti dall’ottica del capitalismo.


Come abbiamo visto, le tematiche utilizzate da Wang Qingsong nei lavori fotografici, sono analisi di una società che è in continuo mutamento ma che a pensarci bene, è ferma sullo stesso obbiettivo. Su questo paradosso trovano equilibrio le contraddizioni raccontate dall’artista. L’utilizzo di icone del passato, colori sgargianti e marchi internazionali, riproduce simbolicamente le pubblicità che ogni giorno affollano le nostre menti. Attraverso la rappresentazione di questi scenari irreali simili a sogni, testimonianza di una circostanza attuale assurda e contraddittoria, Wang esprime la speranza ( il sogno) di un mondo non più governato dal denaro, ma dai veri valori della vita, speranza anch’essa assurda. In molte delle fotografie l’artista svolge il ruolo principale, da osservatore a protagonista, da soldato a bodhisattva, da professore a fattorino. In sostanza, le fotografie ci raccontano storie viste dai suoi occhi, non c’è la presenza della collettivit{, anche se in realtà fa da sfondo a tutti i lavori, ma dell’individuo che sceglie di vivere la propria storia e, in questo caso anche la propria opera, da protagonista.




Note: 

1 Slogan cinese.
http://www.estt.ipt.pt/download/disciplina/2635__Glorious%20Life_Statement.pdf
2 “The critical approach of Gaudy Art is not a departure from the past. […]. It is a genuine feeling about the gaudiness and its many appearances that have come with a consumer culture running rampant in China.”
http://www.chinese-art.com/volume2issue2/image100/Post89/Post89.htm
3 Termine coniato dal critico d’Arte Li Xianting nel 1992 per descrivere il tipo d’Arte proposta da un gruppo di artisti cinesi degli anni ’90. Lo stile, ripercorrendo quello dell’American Pop degli anni ’60, giustapponeva le immagini della Rivoluzione Culturale, come i ritratti di Mao, a simboli della globalizzazione come ad esempio Gucci e Coca Cola.
https://artsy.net/gene/political-pop
4 “Il realismo cinico è una forma di nullit{. Mancanza di senso con attitudine irrisoria”.
http://blog.luofei.org/2012/07/revisiting-political-pop-and-cynical-realism/
5 Letterale: giornali a grandi caratteri. Forma di propaganda politica utilizzata in Cina durante il periodo storico della Rivoluzione Culturale.
6 La pittura ad olio sarà introdotta dai gesuiti alla fine del XVI secolo.
7 Da “Colossal Images Dissect China’s Past and Present” di Jordan G. Teicher.
http://www.wangqingsong.com/index.php?option=com_content&view=article&id=286&Itemid=41&lang=en
8 D. Jones, F. Salviati, M. Costantino, Arte contemporanea cinese, Mondadori Electa, 2006, pg. 27.
11http://www.wangqingsong.com/index.php?option=com_content&view=article&id=81&Itemid=15
12 Serigrafia. 5/9: venduto da Sotheby’s il 06/04/2014, Hong Kong.
http://www.sothebys.com/en/auctions/ecatalogue/2014/contemporary-asian-art-hk0497/lot.1012.html
9/9 venduta da Christie’s il 27/11/2005, Hong Kong.
http://www.christies.com/lotfinder/lot/wang-qingsong-4613798-details.aspx?from=searchresults&pos=8&intObjectID=4613798&sid=33d7bd34-24b1-46d3-b817-fabb873d867b&page=2
Ns/9, esposta e in vendita presso Galerie Loft, Paris.
http://www.artnet.com/artists/wang-qingsong/past-present-future-a-mW1Uw5BBHDoe93IKkt6wUA2
13 Dipinto di Gu Hongzhong, risalente al periodo delle Cinque Dinastie e Dieci Regni ( 907-979 d.C.). Del dipinto rimane solo una copia del XII secolo, conservata al Palace Museum di Pechino.
14Serigrafia. 9/10: venduto da Sotheby’s il 06/04/2014, Hong Kong.
http://www.sothebys.com/en/auctions/ecatalogue/2014/contemporary-asian-art-hk0497/lot.1013.html
Ns/10: venduto da Christie’s il 13/09/2006, New York, Rockefeller Plaza.
http://www.christies.com/lotfinder/lot/wang-qingsong-can-i-cooperate-with-you-4762301-details.aspx?from=searchresults&pos=9&intObjectID=4762301&sid=b953ca82-a8c4-41fe-b625-d91a9439e10c&page=2
15 Serigrafia. 10/10, esposta e in vendita presso Galerie Paris-Beijing, Parigi.
http://www.artnet.com/artists/wang-qingsong/follow-him-a-84f1yY5KdH1ZTGpYHkfrGw2
2/10, venduta da Sotheby’s il 06/04/2014, Hong Kong.
http://www.sothebys.com/en/auctions/ecatalogue/2014/contemporary-asian-art-hk0497/lot.984.html
16 Serigrafia. 8/10, esposta e in vendita presso Galerie Paris-Beijing, Parigi.
http://www.artnet.com/artists/wang-qingsong/follow-him-a-84f1yY5KdH1ZTGpYHkfrGw2
18 Serigrafia. 1/30 venduta da Christie’s il 25/11/2012, Hong Kong.
http://www.christies.com/lotfinder/photographs/wang-qingsong-past-present-future-5638467-details.aspx?from=searchresults&intObjectID=5638467&sid=33d7bd34-24b1-46d3-b817-fabb873d867b
20 Serigrafia. 10/10 venduta da Christie’s il 27/11/2005, Hong Kong.
http://www.christies.com/lotfinder/lot/wang-qingsong-4613798-details.aspx?from=searchresults&pos=8&intObjectID=4613798&sid=33d7bd34-24b1-46d3-b817-fabb873d867b&page=2
21 Wang Qingsong’s Use of Buddhist Imagery di Patricia Eichenbaum Karetzky. http://www.wangqingsong.com/index.php?option=com_content&view=article&id=280&Itemid=41&lang=en
22 Serigrafia. 12/20 venduto da Christie’s il 14/05/2008, New York, Rockefeller Plaza.
http://www.christies.com/lotfinder/photographs/wang-qingsong-requesting-buddah-no-1-5070445-details.aspx?from=searchresults&pos=3&intObjectID=5070445&sid=33d7bd34-24b1-46d3-b817-fabb873d867b&page=1
24 Serigrafia. 17/20 venduta da Christie’s il 09/09/2008, New York, Rockefeller Plaza.
http://www.christies.com/lotfinder/photographs/wang-qingsong-another-battle-7-5108699-details.aspx?from=searchresults&pos=4&intObjectID=5108699&sid=33d7bd34-24b1-46d3-b817-fabb873d867b&page=1

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