giovedì 16 aprile 2015

Mao e la musica: il caso dei The Beatles e Pink Floyd


Negli anni Sessanta musica e cinema svolgeranno un importante ruolo sociale: sono gli anni della Nouvelle Vague francese, dei The Fab Four e della Beatlemania, dei The Rolling Stones, dei Pink Floyd, di Bob Dylan, eccetera. Queste band diventeranno parte della storia musicale, ma furono più che semplici complessi. I loro stili di vita saranno imitati da intere generazioni di giovani e meno giovani, così come si diffonderanno le oro idee. La musica non si limitò a scrivere canzoni, entrò nella sfera sociale, propose ideali per cui lottare.
È il caso della band inglese The Beatles, oltremodo conosciuta come The Fab Four (The Fabulous Four: i favolosi quattro), che assunsero presto le forme di un fenomeno sociale. La Beatlemania portò all’adorazione, a volte persino alla divinazione del gruppo liverpooliano, i quattro componenti erano considerati da alcuni come profeti.


Vignetta ispirata al singolo Revolution (www.nydailynews.com)
Il gruppo utilizzava la musica per esaltare ideali come la rivoluzione, il rovesciamento dell’autorità, la creazione di un mondo pacifico e felice. Il 28 Agosto 1968, nel pieno di un movimento sociale globale, i The Beatles lanciano il singolo Revolution, poco dopo sarà la volta di Back in the U.S.S.R., testi di profonda ispirazione politica per i fan del gruppo. Nel testo Revolution, i baronetti inglesi profetizzavano la necessità di un cambiamento radicale ma che non portasse odio e violenza. Le ultime strofe del testo recitano infatti:

But if you go carrying pictures of Chairman Mao
You ain't going to make it with anyone anyhow

“Ma se continui a portare immagini del Presidente Mao, non ce la farai con nessuno e niente”: il senso della strofa è dunque da intendersi contrario all’ideale di rivoluzione decantato da Mao Zedong. L’idea di fondo del concetto di cambiamento per i The Beatles è che se nella società continuasse a diffondersi l’idea che la rivoluzione è legata alla figura di un dittatore e all’uso della violenza, nessuno si convincerà mai della necessità di un cambiamento radicale, che parte dalla mente di ognuno di noi. Tuttavia, questa visione negativa del Presidente Mao non sarà quella definitiva, almeno per quanto riguarda John Lennon. In un’intervista alla moglie Yoko Ono, lo stesso cantautore riferisce: “Credevo veramente che l’amore avrebbe potuto salvarci tutti, ma siamo arrivati al punto che indosso una spilla di Mao, inizio a pensare che stia facendo un buon lavoro[1]”.
Sebbene i The Beatles non utilizzarono mai direttamente icone del leader cinese, non si potrebbe affermare che fossero esenti dalle influenze degli ideali rivoluzionari maoisti, positivamente o negativamente che venissero concepiti.

Un’icona del Presidente la troviamo invece connessa ad un’altra band britannica, anch’essa ispiratrice delle masse, e anch’essa tutt’ora in grande voga: i Pink Floyd.
Mao Zedong sullo sfondo della band in tour con l'album The Dark Side of the Moon, 1974, (www.blog.livedoor.jp)

Il 1973 è l’anno dell’album The Dark Side of the Moon, pietra miliare della musica contemporanea. L’album, che segnò l’approdo della band al rock progressivo, col suo carattere filosofico e antropologico, determinò la nascita di una rivoluzione nel modo di concepire la musica. Sarà forse proprio il concetto di rivoluzione che spingerà la band ad utilizzare l’icona di Mao Zedong sul palco in tournée con The Dark Side of the Moon. Il Mao che vediamo qui rappresentato ha un’espressione sognante, quasi assente, come se anche lui avesse fatto uso di quella droga all’epoca tanto diffusa quanto maledetta conosciuta come Lsd[2].
Vediamo quindi un altro differente utilizzo dell’immagine di Mao, apparentemente privo di sfondi politici[3] ma utilizzato come strumento per richiamare il concetto di rivoluzione, proposto qui non in chiave politica, ma musicale e culturale.





[1] WENNER, Jann S., Lennon remembers, Rolling Stones Press, London, 2000, pp. 111-112
[2] JONES, Dalu, SALVIATI, Filippo, COSTANTINO, Mariagrazia, Arte contemporanea cinese, cit., p. 65
[3] L’immagine in questione è di difficile reperibilità, come lo sono le informazioni riguardanti eventuali adesioni della band al pensiero maoista.

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