I poster (xuanchuan hua, 宣传画)
avevano un grande contenuto ideologico e pedagogico, indicavano cioè la “retta
via” di azione, diffondevano cultura e modi di agire ufficialmente “corretti”. Come
nei dipinti, anche i poster ritraevano contadini, operai, studenti ma anche
leader ed eroi rivoluzionari, al fine di rappresentare tutti, di non escludere
nessuno di coloro che avrebbe dovuto contribuire alla costruzione della Cina
socialista. È questo un elemento che gioca un ruolo fondamentale sul piano
psicologico dei cittadini, i quali vengono in un certo senso resi partecipi
della propria vita e nello stesso tempo vedono la propria esistenza
rappresentata in tali immagini. Ognuno è protagonista e spettatore della
“grande opera” in quanto ogni personaggio è rappresentato con tratti somatici
comuni, realistici e al contempo privati di tratti specifici, allo scopo di
rappresentare la maggioranza. Tali caratteristiche vengono rese mediante i
termini xujia 虚假 (apparente) e zhencheng真诚
(genuino)[1].
Attraverso la stereotipizzazione dei personaggi, ogni individuo si riconosce in
esso, e sente di poter dare il proprio contributo perché l’immagine stessa è un
contributo all’individuo. Se da una parte la rappresentazione di tali
personaggi ha lo scopo di personalizzare il soggetto che si rivede in esso,
dall’altro svolge la funzione contraria, ossia quella di depersonalizzare il
cittadino: nel socialismo non c’è spazio per l’individualismo, la collettività
lavora insieme per creare una società collettiva.
La costruzione di questa nuova
società richiede impegno da parte di tutti, come suggeriscono i soggetti dei
manifesti ritratti quasi sempre nello svolgimento di lavori. Queste sono dunque
immagini esemplari, nelle quali tutti possono rivedersi, immedesimarsi e “imitare”
le azioni rappresentate. Si trattava di una cinghia di trasmissione che
permettesse a tutti di comprendere il messaggio mandato dal Partito: il
socialismo si costruisce tutti insieme, ognuno adempiendo ai propri doveri. Doveri
che però vengono svolti con gioia e felicità: i soggetti dei poster e dei
dipinti sono sempre sorridenti. Ogni individuo deve essere fiero di poter
partecipare alla creazione di una nuova Cina.
Accanto alle scene di lavoro
vengono rappresentate anche momenti trascorsi in famiglia, con i propri figli. I
poster diventano così una rappresentazione della “quotidianità-tipo”,
descrizioni con immagini dettagliate della Storia, da raffigurare secondo le
norme stilistiche del realismo socialista. Le immagini sono pertanto grandi
(da, 大) e false (jia, 假),
nel senso che riproducono in maniera realistica e non reale. I soggetti,
ingigantiti e dai contorni ben definiti, vengono ad acquisire le denotazioni di
eroi della quotidianità, diventano superuomini pur rimanendo uomini standard. Tali
personaggi dovevano muovere i sentimenti degli osservatori, rappresentare
emozioni e desideri reali[2].
I manifesti rispondevano all’esigenza
di diffondere idee, rappresentando una comunicazione non verbale capace di
trasmettere messaggi alle masse. Ci troviamo in un periodo in cui la maggior
parte della popolazione è ancora analfabeta, il linguaggio visivo dunque
rappresentava la forma più diretta per gli scopi propagandistici.
Accanto alla rappresentazione
grafica troviamo molto spesso anche frasi, nella maggior parte dei casi veri e
propri slogan, scritti in un linguaggio semplice, comprensibile ai più e dunque
facilmente memorizzabile. L’assimilazione del messaggio porta dunque alla
ripetizione dello stesso, anche in assenza del poster, creando così dei canali
di comunicazione attraverso cui i concetti contenuti nelle illustrazioni
potessero spostarsi velocemente. Lo slogan diventa il modo giusto di pensare, interpretazioni
differenti sono automaticamente sbagliate. È il Partito che getta la linea, al
popolo spetta comprenderla e metterla in pratica. Ecco emergere una importante
dimensione dei manifesti della quale si è già accennato: essi rappresentano una
guida ideologica e pratica alla vita socialista, studiati in modo da poter
diventare l’esempio generale, seguito da tutti. Come nelle immagini i
protagonisti sono stereotipati e con caratteristiche comuni, allo stesso modo
nella società i cittadini dovranno essere simili tra loro: simili nel vestire,
simili nel pensare, simili nelle azioni. Non ci saranno voci fuori dal coro, né
sui poster, né sulla sua rappresentazione reale.
Nel 1959, la divisione
cinese-sovietico ha portato ad un ritorno agli stili più tradizionali cinesi,
anche se la forma d'arte ha continuato. Ha visto una rinascita durante la
Rivoluzione culturale dal 1966-1976, quando si sono tenute numerose mostre
d'arte nazionali organizzate dalla moglie di Mao, Jiang Qing.
Su Guojing, Celebrare la Giornata Nazionale della fondazione della Repubblica Popolare cinese, 1950, stampa, 42 x 57 cm, (www.chineseposters.net) |
Altro esempio è Completata la Riforma Agraria la vita dei
contadini è bella (tugai wancheng
nongmin shenghuo hao, 土改完成农民生活好),
poster prodotto nel 1951 ad opera di Jin Meisheng (金梅生),
e stampata da Huamei huapian chubanshe[4]. È
un manifesto importante per diversi aspetti. Primo tra tutti quello ideologico,
notiamo infatti il ritratto del presidente Mao all’interno dell’abitazione.
Jin Meisgeng, Completata la Riforma Agraria la vita dei contadini è bella, 1951, stampa, 53 x 77 cm, (www.chineseposters.net)
|
Il poster in questione è importante
proprio per questo aspetto. La famiglia contadina ritratta nella propria casa
umile, è felice perché la riforma le ha portato migliori condizioni di vita:
quelle che prima erano le terre lavorate per conto di un padrone, ora sono di
propria gestione. Si tratta di un cambiamento importante, promosso dal
Presidente Mao, per il quale ora è riservato uno spazio all’interno della casa,
in posizione centrale, in funzione commemorativa e celebrativa. Come vediamo,
il manifesto ha una funzione puramente propagandistica ed ideologica, atta alla
celebrazione della figura di Mao, artefice dei cambiamenti che migliorano la
vita dei cinesi, e dei grandi successi di suddetti cambiamenti.
Come si è già accennato, i poster
di propaganda servivano anche per informare la popolazione delle scelte
politiche del Partito. Ne è un esempio il manifesto di cui si è appena parlato,
che celebra i successi della Riforma Agraria. A questo genere appartiene anche Il Grande Incontro (weida de huijian, 伟大的会见)
prodotto nello stesso anno da Feng Zhen (冯真)
e Li Qihe (李奇合). Il poster,
pubblicato da Beijing renmin meishu
chubanshe, celebra uno degli incontri tra Mao Zedong e Stalin, presso il
Cremlino a
Mosca[5]. I
due leader camminano in primo piano, discutendo probabilmente dei rapporti di
amicizia tra i due Paesi. Mao, in abito maoista, ha lo sguardo rivolto in posizione
frontale, con aria fiera, come se guardasse al futuro della Cina e del
socialismo. Stalin, nella classica divisa in cui lo vediamo ritratto
ufficialmente, sorride, mostrando felicità per questo nuovo rapporto tra le due
nazioni. Dietro di loro, sulla destra, riconosciamo l’allora Primo Ministro
Zhou Enlai che sorride rivolto al Ministro degli Affari Esteri russo Vyacheslav
Molotov, altrettanto sorridente. Con questo poster il Partito informa il popolo
cinese dei
|
Vediamo dunque che Mao inizia a
comparire e manifestare la sua presenza non soltanto nei cortei ufficiali, ma
anche nelle abitazioni private, entrando a far parte della vita e della
quotidianità dei cittadini.
Xin Lilian, Il Presidente Mao ci ha portato una vita felice, 1954, stampa, 78
x 53 cm, (www.chineseposters.net)
|
Figura
14,
Xie Zhiguang, Amando calorosamente il Presidente Mao, 1955, stampa, 77.5 x 54
cm, (www.chineseposters.net)
|
Il manifesto ritrae dunque la
struttura della società cinese, piramidale, alla cui vetta spicca la figura del
Presidente, ma come si è già sottolineato è importate soffermarci sul valore di
tale piramide. Qui non vediamo famiglie, lavoratori, agricoltori o quadri, troviamo
invece la base, le fondamenta della società: i bambini. È attraverso le giovani
generazioni che si trasmetterà il socialismo alle future e saranno proprio loro
ad innalzare la figura di Mao. È dai più piccoli che deve partire l’educazione
socialista, nelle scuole si studia la teoria marxista e maoista, si è educati
allo studio e al lavoro, si diventa cittadini socialisti modello. Saranno
proprio questi stessi bambini che, dieci anni più tardi, diventeranno Guardie
Rosse e porteranno alta l’immagine del loro Presidente.
La Rivoluzione
Culturale:
immagini del culto di
Mao
La Rivoluzione Culturale si avvia
nel Settembre 1965 con la richiesta da parte di Mao di epurare gli ambienti
letterari e sottoporre a critica l’opera letteraria La destituzione di Hai Rui di Wu Han. Peng Zhen diffonde le “Tesi
di Febbraio”, testo con cui propone di limitare la Rivoluzione al solo ambito
culturale. Con la “Circolare del 16 Maggio” Mao annulla le Tesi e crea il “Gruppo
della Rivoluzione Culturale” al quale faranno parte gli uomini di cui si
servirà Mao durante tutta la Rivoluzione tra cui Chen Boda 陈伯达, segretario personale
del leader e Jiang Qing 江青,
moglie. Oltre a loro due, Kang Sheng 康生,
capo dei servizi di sicurezza e Lin Biao 林彪,
capo dell’Armata Popolare di Liberazione, formeranno la “Banda dei Quattro”,
grazie alla quale si perpetuerà la volontà maoista Si avvia così uno dei
periodi più bui della Storia cinese, una spietata lotta per il potere dalla
quale la Cina ne uscirà ferita e delusa[8].
Nell’Agosto 1966 Mao arruola un
esercito di giovani studenti e li investe del potere di criticare tutti coloro
che detengono l’autorità e hanno intrapreso la via del revisionismo. Le Guardie
Rosse saranno autorizzate a distruggere il vecchio, a lottare contro gli
elementi borghesi della società. Come si è detto nella parte conclusiva del
precedente paragrafo, Mao ha stabilito un sistema educativo che parte dai più
piccoli e arriva ai più grandi. Le Guardie ritratte con il Libretto Rosso in
mano in alcuni poster, potrebbero infatti essere gli stessi bambini di Amando calorosamente il Presidente Mao. Questi
giovani, figli di un sistema che li ha sempre visti costretti al rispetto di
rigide norme sociali, all’ubbidienza verso gli adulti, genitori, professori, a
mantenere il proprio posto nella scala sociale cinese, si vedranno in possesso di
un potere che li stregherà, li imprigionerà in una rete ideologica, la stessa
rete che sancirà la loro fine, dichiarerà la loro sconfitta e darà come unico
frutto la disillusione di intere generazioni di cinesi. Questo potere che gli
verrà affidato da Mao, sarà proprio la chiave del culto del leader.
Una figura determinante che renderà
possibile la venerazione del presidente Mao sarà, oltre alle Guardie Rosse, il
capo dell’Armata di Liberazione Nazionale Lin Biao. Nel 1962 si avvia il
Movimento per l’Educazione Socialista con lo scopo di porre fine al lassismo
dei quadri, riaccendere l’ardore rivoluzionario e rettificare il Partito. Il
Movimento viene lanciato in diversi ambiti: nelle campagne, campo culturale e
nell’esercito. Mentre nei primi due settori non riscuoterà il successo
desiderato, sarà l’esercito che accoglierà pienamente la volontà di Mao. Lin
Biao cercherà di correggere la tendenza alla professionalizzazione dell’esercito,
in favore di una rapida politicizzazione di esso, diventando così strumento del
potere di Mao. L’Armata di Liberazione Nazionale diventa il mezzo attraverso
cui diffondere l’ideologia e il culto della personalità. Sarà proprio il
dipartimento politico generale dell’Armata a pubblicare nel Maggio 1964 la
prima edizione delle “Citazioni del presidente Mao”, note come Libretto Rosso,
secondo testo più stampato dopo la Sacra Bibbia[9]. Mao diventa l’unica figura di riferimento
della politica.
Manifesti ed
altri cimeli
Immagini e cimeli di Mao entrano in
grande quantità nelle case, nelle scuole, uffici pubblici, nelle strade. Dove
un tempo trovavamo gli altari degli antenati familiari, ora sono appese
raffigurazioni del Grande Timoniere. Ideologia proletaria, morale comunista ed
eroismo rivoluzionario sono ancora al centro della produzione artistica ma
quanto visto finora verrà accentuato, portato ai massimi livelli attraverso uno
stile iper-realista e propagandistico. In quanto “Grande maestro, grande guida,
grande timoniere e il più grande comandante, Presidente Mao” (Weida de daoshi, weida de lingxiu, weida de
duoshou ji zuigao tongshuai Mao zhuxi, 伟大的导师、伟大的领袖、伟大的舵手及最高统帅毛主席),
diventa l’oggetto prediletto della produzione artistica[10]. Sarà
Jiang Qing, quando nei primi anni Sessanta Mao lamentava una ancora forte
presenza di re, imperatori e generali nelle opere teatrali, a stabilire gli
standard nei vari settori artistici, compreso quello delle arti visive. Nel
1963 vengono formulati i “Modelli per l’opera” (yangbanxi, 样板戏)
validi anche per l’Arte. Tra questi, di particolare importanza sono le “Tre
Predominanze” (santuchu, 三突出), emerse nel 1969.
“Tra tutti i personaggi prevale il personaggio in primo
piano, tra i personaggi in primo piano spicca l’eroe, tra gli eroi spicca
l’eroe principale”
In arte tali principi corrispondono
alla rappresentazione realistica dei personaggi, al centro della composizione e
inondati di luce. I soggetti, realizzati quasi sempre senza età, robusti e in
posizioni dinamiche, sembrano essere ritratti al centro di un palcoscenico.
Anche la figura di Mao ci appare sempre uguale, come se non invecchiasse mai.
Protagonista di molti poster,
alcuni dei quali esaminati nel paragrafo precedente, il Grande Timoniere viene
ora ad acquisire le caratteristiche di un sole: spesso posizionato nella parte
superiore delle raffigurazioni, al di sopra del popolo, col volto incorniciato
dai raggi. Si tratta questo di un importante mutamento iconografico, che segue la
dinamica dei fatti storici. Mao, come si è detto, si trova ai vertici del
potere e della scena politica, e dunque anche di quella artistica. La presenza
dell’ideologia, costante sin dai Discorsi di Yan’an, va ad assumere un ruolo
indispensabile, presente anche dove non sembra esserci. Il rosso, ora
utilizzato in qualsiasi raffigurazione del Presidente, si sostituisce ai grigi,
che gettano ombra e al nero, troppo controrivoluzionario. Lo stesso rosso,
ricorda la presenza di Mao anche nei poster in cui non compare direttamente.
Nell’Ottobre
1965 Zhang Yuqing (章育青) produce il poster L’Oriente è
Rosso (dongfang
hong, 东方红), pubblicato da Zhejiang renmin chubanshe[12]. Il
titolo è tratto da una canzone popolare degli anni Trenta, poi riadattata per
celebrare la persona di Mao negli anni Quaranta. La composizione
è organizzata su tre livelli: nel primo vediamo un gruppo di soldati in
posizione di combattimento;
Figura
20,
Zhang Yuqing, L’Oriente è rosso, 1965, stampa, 76.5 x 53.5 cm, collezione
Buluo, (www.chineseposters.net)
|
Il presidente inizia ad assumere
qui le forme di una divinità, al di sopra di tutto e tutti, raffigurato come
fonte di luce, che irradia l’Oriente. La creazione di quello che venne definito
“L’ Oceano rosso” (hong haiyang, 红海洋), fatto di ideali,
slogan, immagini, scritti sui muri delle case, delle scuole, recitati a
memoria, e di immagini, riprodotte in grande quantità, affisse nelle strade,
contribuirà alla nascita di un mito[13].
Caratteristiche analoghe le
troviamo anche in La luce del Pensiero di
Mao Zedong illumina la strada della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria
(Mao Zedong sixiang de yangguang
zhaoliang wuchan jieji wenhua dageming de daolu, 毛泽东思想的阳光照亮无产阶级文化大革命的道路)
La luce del Pensiero di Mao Zedong illumina la strada della Grande
Rivoluzione Culturale Proletaria, 1966, stampa, 53.5 x 74 cm, collezione
Ziyunxuan, (www.chineseposters.net)
prodotto dal Gruppo di propaganda della Casa |
Rispetto al manifesto precedente,
in questo, il carattere divino di Mao viene rappresentato con più vigore. Il
cerchio giallo incandescente al cui centro è posto il volto del Grande
Timoniere, sembra ora raffigurare una grande aureola, da cui si dipartono i
raggi del sole. Guardando questa immagine, pur non avendo fonti che lo
confermano, si potrebbe pensare alle raffigurazioni del dio cristiano,
anch’esso posto nella zona superiore delle raffigurazioni e anch’esso fonte di
luce.
Nello stesso anno viene prodotto Commemorare il primo anniversario della
nuotata del Presidente Mao nel fiume Yangzi, seguire il Presidente Mao nel
vento e nelle onde! (Jinian Mao zhuxi
changyou Changjiang yi zhounian - Genzhe Mao zhuxide zai dafeng dalang zhong
qianjin!, 纪念毛主席畅游长江一周年-跟着毛主席在大风大浪中前进).
Commemorare il primo anniversario della
nuotata del Presidente Mao nel fiume Yangzi, seguire il Presidente Mao nel
vento e nelle onde!, 1969, stampa, 77 x 53 cm, (www.chineseposters.net)
|
Nel poster Mao saluta una folla di
persone che nuota nel fiume, alzando la mano destra di grandissime dimensioni. L’immagine,
sebbene non presenti caratteri divini come le precedenti, è un altro esempio della
venerazione del Presidente.
Il prossimo manifesto analizzato è
un esempio di come l’icona del leader cinese fosse divenuta quasi superflua. La
grande quantità di immagini che lo ritraevano erano ormai parte integrante
della vita dei cittadini. Arti visive, teatro, musica e letteratura saranno
così impegnate nella celebrazione della sua figura che si potrebbe quasi
affermare che Mao divenne una sorta di mantra. L’onnipresenza del leader la
percepiamo in alcune opere, seppure non mostrino affatto l’immagine di Mao.
Lunga vita al
presidente Mao! Lunga lunga vita! (Mao zhuxi wansui! Wanwansui!, 毛主席万岁!
万万岁!) fu prodotto in
Ottobre 1970 dalla Squadra di Propaganda dell’Accademia di Belle Arti di
Shanghai[17].
Lunga vita al presidente Mao! Lunga lunga vita!, 1970, stampa, 53x77 cm, (www.chineseposters.net)
|
Alcuni dei manifesti sfuggiti alla
distruzione degli anni Ottanta sono conservati nello Shanghai Propaganda Poster
Art Centre, altri fanno parte di collezioni private.
Volantino illustrativo, (www.chineseposters.net)
|
Accanto a dipinti e sculture
troviamo inoltre una grande varietà di oggetti nati con lo scopo di celebrare
il Grande Timoniere. Tra tutti vi è una
particolare categoria di essi che merita attenzione in quanto mostra come il
culto di Mao possa aver raggiunto a volte dei picchi di follia. Si tratta di
una serie di contenitori creati per proteggere i frutti del mango. Nell’Agosto
1968 Mao ricevette in visita il Ministro degli affari Esteri pakistano, che si
presentò con un canestro di mango come dono al Presidente. Non essendo un
amante de frutto, il leader cinese decise di inviarli a sette squadre di
propaganda del Pensiero di Mao Zedong presenti nella capitale. Questi furono
incaricati a loro volta di recarsi nelle università e nelle fabbriche per fare
cessare la lotta
tra
fazioni nelle Guardie Rosse, portando con sé i mango[20].
La stampa del periodo riportò che il dono voleva essere una commemorazione del
secondo anniversario dello slogan maoista “bombardate il quartier generale”, in
realtà l’intento era quello di mostrare l’insoddisfazione di Mao nei confronti
del comportamento delle Guardie. Lavoratori e studenti, estasiati dal dono del
Presidente, iniziarono ad escogitare sistemi per preservare il frutto e
Reliquiario mango, 1968, vetro, collezione Landsberger, (www.collectorsweekly.com)
|
Accanto a questi, troviamo anche
una generosa quantità di porcellane: vasi, piatti da collezione, servizi di
tazze che ritraggono il leader in compagnia di altri membri della leadership
del Partito, o da solo.
Ancora oggi, non è raro salire
nelle automobili e trovare portafortuna di Mao appesi sullo specchio
retrovisore, come non è affatto insolito poter acquistare qualsivoglia cimelio
che ricordi il presidente. Questo tipo di oggetti, alcuni dei quali sono
rimanenze del periodo della Rivoluzione, vengono ancora prodotti in grande
quantità. Al memoriale di Xibaipo, luogo sacro della lotta contro il
Guomindang, è possibile trovare una grande varietà di souvenir, busti,
portachiavi del presidente Mao.
Non c’è da stupirsi dunque se ogni giorno in
piazza Tiananmen migliaia di persone si mettono in coda per poter passare
accanto alla salma imbalsamata di Mao, lasciare frutti o fiori all’ingresso del
mausoleo e chinarsi tre volte di fronte alla sua immagine come fosse una
divinità buddhista.
[1] ZHENG,
Gong, 郑工,
Yanjin yu yundong: Zhongguo meishu de
xiandaihua (1875-1976), 演进与运动: 中国美术的现代化
(1875-1976), Guanxi meishu chubanshe,
广西美术出版社,
2000, pp. 376-377
[2] ZHAO,
Yumin, 赵宇敏,
xuanchuanhua yao huachu zhenshi de
qinggan he yuanwang, 宣传画要画出真实的情感和愿望, Qingnian
jizhe, 青年记者 2 (1994), p. 42
[3]
http://chineseposters.net/gallery/d29-685.php
[4]
http://chineseposters.net/gallery/e15-595.php
[5]
http://chineseposters.net/gallery/e12-623.php
[6]
QIN, Jie, 秦杰, Chuanhua de yange shi, 宣传画的沿革史,
2010, http://news.xinhuanet.com/mrdx/2014-09/12/c_133638515.htm, 12/09/2014
[7]
http://chineseposters.net/gallery/e12-601.php
[8]
BERGERE, Marie-Claire, La Cina dal 1949
ai giorni nostri, Il Mulino (Le vie della civiltà), Urbino, 2009, pp.
171-194
[9]DAL LAGO, Francesca, Personal Mao: Reshaping an Icon in
Contemporary Chinese Art, The Art Journal, 1999, pp. 47-59
[10]DU, Pu, 杜蒲, Mao Zedong de
Zhongguo ji qi hou: Zhonghua renmin gong
he guo, 毛澤東的中國及其後: 中華人民共和國史, Zhongwen
daxue chubanshe, 中文大学出版社, 2005, p. 296
[11]YANG, Jiguo, 杨继国, Santuchu
shi xiuzheng zhuyi de chuangzuo yuanze, 三突出是修正主义的创作原则, Ningfu wenyi, 宁复文艺1 (1977), pp. 66-68
[12]
http://chineseposters.net/gallery/e12-606.php
[13] LI, Ke, 李珂, wenge shuqi de xuanchuanhua yishu, 文革时期的宣传画艺术., Zhongguo Meishu, 中国美术 6 (2010), pp. 116-118
[14]
http://chineseposters.net/posters/e13-644.php
[15]
http://chineseposters.net/themes/mao-swims.php
[16] YANG, Jiguo, 杨继国, Santuchu shi xiuzheng zhuyi de chuangzuo yuanze,
三突出是修正主义的创作原则, CIT., pp. 66-68
[17]
http://chineseposters.net/posters/e13-701.php
[18] WARDEGA, Joanna, Mao Zedong in present day China-forms of deification,
http://www.politicsandreligionjournal.com/images/pdf_files/engleski/volume6_no2/joanna.pdf
[19]LEESE, Daniel, Mao
Cult, Rhetoric and Ritual in China’s Cultural Revolution, Cambridge
University Press, New York, 2011, p. 217