Il ritratto di Tiananmen, come si
può immaginare, non rappresenta l’unico esempio di pittura su tela che ritrae
il presidente Mao.
Nel Luglio 1949 si riunì il primo
congresso nazionale dei “lavoratori dell’arte e della letteratura”, in seguito
al quale si assistette alla nascita dell’Associazione degli artisti,
controllata dal ministero della Cultura[1].
Gli artisti, il
cui scopo era produrre arte per il popolo, erano sottoposti ai principi di base
enunciati da Mao nel 1942 a Yan’an.
Il Forum sulle Arti e la
Letteratura che si tenne il cinque Maggio, fu aperto da Mao con l’esortazione a
scambiarsi opinioni e perseguire il giusto sviluppo delle arti rivoluzionarie
allo scopo di abbattere i nemici ed emancipare il popolo. Nel discorso vengono elencati alcuni capisaldi
a cui l’arte deve attenersi. Innanzi tutto vi è la posizione politica, che deve
essere quella del Partito e delle masse. Vi è poi la questione del
comportamento. Secondo Mao esistono tre categorie di uomini: il nemico,
l’alleato del fronte unito e noi stessi. Questa terza categoria è l’avanguardia
del popolo. Per quanto riguarda la categoria dei nemici, gli scrittori e gli
artisti sono tenuti a criticare e denunciare. Per i secondi, a seconda che la
loro lotta di resistenza porti o meno dei risultati concreti, è necessario
l’appoggio o la critica. Nei confronti dei lavoratori, soldati e del Partito,
sono opportune lode ed esaltazione. Gli appartenenti al popolo che sostengono
ancora idee borghesi ed arretrate, vanno rieducati e portati alla
consapevolezza dei propri errori. Anche a questo scopo è necessario il lavoro
dei letterati e degli artisti. Alla base della creazione di un’opera letteraria
vi è la scelta dell’oggetto.
“文艺作品在根据地的接受者,是工农兵以及革命的干部。根据地也有学生,但这些学生和旧式学生也不相同,他们不是过去的干部,就是未来的干部。[…]既然文艺工作的对象是工农兵及其干部,就发生一个了解他们熟悉他们的问题.
而为要了解他们,熟悉他们,为要在党政机关,在农村,在工厂,在八路军新四军里面,了解各种人,熟悉各种人,了解各种事情,熟悉各种事情,就需要做很多的工作”。
“Alla
base della produzione artistica ci sono lavoratori, contadini, soldati e quadri
della rivoluzione. Ci sono poi gli studenti, ma questi non sono uguali alla
vecchia categoria di studenti, non sono vecchi quadri, ma futuri quadri. […]
Siccome l’arte è rivolta a loro, bisogna conoscere bene i loro problemi. Per
conoscerli è necessario conoscere l’organizzazione del Partito, le campagne, le
fabbriche, l’Ottava armata e la Quarta armata, conoscere ogni tipo di persona e
cosa. Bisogna lavorare tanto”.
Al quarto punto delle discussioni
tenutesi il ventitré Maggio Mao continua:
“学习马克思主义,是要我们用辩证唯物论和历史唯物论的观点去观察世界,观察社会,观察文学艺术,并不是要我们在文学艺术作品中写哲学讲义。马克思主义只能包括而不能代替文艺创作中的现实主义
[…] 空洞干燥的教条公式是要破坏创作情绪的,但是它不但破坏创作情绪,而且首先破坏了马克思主义[…]。
那末,马克思主义就不破坏创作情绪了吗?要破坏的
[…], 为艺术而艺术的、贵族式的、颓废的、悲观的以及其他种种非人民大众非无产阶级的创作情绪。对于无产阶级文艺家,这些情绪应不应该破坏呢?我以为是应该的,应该彻底地破坏它们,而在破坏的同时,就可以建设起新东西来”[2]。
“Studiare
il marxismo, significa usare il materialismo dialettico e il materialismo
storico per osservare il mondo, la società, l’arte e la letteratura, non
significa assolutamente che dobbiamo scrivere una filosofia per i prodotti artistici
e letterari. Il marxismo deve comprendere il realismo nella creazione artistica
e non può sostituirsi ad esso […] Una dottrina vuota e arida danneggia lo
spirito di produzione, e soprattutto danneggia il marxismo. Allo stesso modo il
marxismo non danneggia la produzione? Può farlo […], può danneggiare la
creazione aristocratica, decadente, pessimista e di qualsiasi altro genere di
personalità negative e cattivi proletari. Nei confronti degli artisti proletari
invece questi sentimenti possono arrecare danno? Credo che sia sicuramente
così, ma danneggiando possono nascere nuove cose”.
Il lavoro degli artisti veniva così
a coincidere con gli interessi dei lavoratori, soldati e contadini dei quali
veniva celebrato il lavoro stesso, la condotta. A questo scopo, era previsto
che gli artisti trascorressero del tempo nelle campagne per poter prendere
coscienza del lavoro e per poterlo ritrarre in maniera veritiera. Le opere,
ispirate al realismo socialista sovietico, acquisivano un profondo valore
politico.
La corrente artistica del realismo
socialista al quale si ispirarono i pittori cinesi, fu dichiarata obbligatoria
in Unione Sovietica nel 1934[3]. Il
principio fondamentale che gravitava intorno alla corrente era che l’opera
d’arte dovesse essere “realista nella forma e socialista nel contenuto”, che
fungesse dunque da cinghia di trasmissione della linea del Partito,
raffigurando però soggetti realistici quali appunto lavoratori, contadini,
soldati e non necessariamente leader o simbologie politiche/partitiche. Il
realismo socialista non doveva però rappresentare la vita così com’era. La
semplice raffigurazione di fatti era condannata come “naturalista”, da
distinguere da “realista”, che invece esprimeva la capacità di cogliere lo
sviluppo storico dei fatti. Il dipinto realista diveniva così una sorta di
fotografia virtuale: si presentava realistica nella forma ma non si fermava ad
una semplice riflessione su una scena realmente avvenuta.
Tale stile veniva definito valido
per tutti i media: letteratura, arti visive, cinema e teatro, in funzione di
una produzione artistica, intesa nella sua totalità, che rispecchiasse i valori
di una società socialista. Tra i presupposti fondamentali della scelta di tale
stile vi era l’esigenza di un distacco dall’arte occidentale, considerata
capitalista e decadente.
Anche in Cina l’arte dovette
rispondere al binomio forma politica-contenuto realista. Ma questa pittura, che
avrebbe dovuto celebrare le “azioni eroiche” dei lavoratori e del popolo
cinese, e dunque rappresentare la nuova Cina, portava con sé una grande
contraddizione, e cioè che venisse realizzata con una tecnica che di cinese
aveva ben poco: la pittura ad olio. Questa tecnica fu introdotta in Cina dai
gesuiti nella prima metà del XVII secolo[4],
come testimonia il dipinto di un artista cinese inviato in missione in Cina dal
Giappone, risalente al 1610, ma diffusasi su larga scala solo nel XVIII secolo,
grazie al gesuita Giuseppe Castiglione. L’utilizzo di tale pratica in questo
caso aveva una funzione ben precisa e cioè quella di conferire un aspetto
fotografico e maggiormente veritiero alle raffigurazioni, aderendo ai canoni
del realismo socialista. L’utilizzo delle tecniche pittoriche tradizionali
avrebbe inoltre suggerito un appoggio alla vecchia classe dei letterati, ora
considerata retrograda e borghese.
Come si è visto, ritratti di Mao
circolavano già dal 1949 e molti furono gli artisti che fecero del Grande
Timoniere l’oggetto ricorrente delle proprie opere. Non essendo possibile
analizzare la totalità dei lavori, ci limiteremo ad esaminarne solo alcuni.
Cerimonia
di Fondazione è uno dei suoi più illustri dipinti ad
olio. La prima versione dell’opera risale al 1953 ma l’artista sarà costretto a
dipingere altre versioni dello stesso per obbedire a nuove circostanze
politiche.
Il dipinto mostra i leader del
Partito Comunista cinese nel giorno della fondazione della Repubblica Popolare
cinese. L’atmosfera di festa è indicata dalla grande presenza del colore rosso,
nel tappeto, nelle grandi lanterne, nelle colonne e persino nella folla in
lontananza. Il colore rappresenta inoltre il carattere sublime dell’evento, che
coincide infatti con la nascita di una nuova epoca storica della Cina. Gli
elementi tipicamente cinesi che troviamo nel dipinto vanno così a creare una
composizione che fonde il carattere tradizionale cinese con la tecnica della
pittura ad olio, appartenente al mondo occidentale.
Come si è già accennato, Dong Xiwen
si trovò più volte nella condizione di dover ridipingere questo lavoro.
Nell’immagine originale vediamo il presidente Mao intento nella proclamazione
del discorso di fondazione della Repubblica Popolare cinese, dietro di lui la
leadership del Partito Comunista cinese ascolta le parole del presidente. Tra
le personalità riconosciamo anche Gao Gang, che verrà eliminato in una modifica
del 1954, riproponendo in arte la realtà dei fatti, ossia la scomparsa politica
e anche fisica del presidente del Comitato di Stato per la pianificazione[5].
Gao Gang, dopo essere stato eletto nel Comitato Centrale nel 1945, partecipò
alla conquista della Manciuria. Nel 1952 viene chiamato a Pechino ma nel 1954
viene destituito e condannato l’anno successivo. Morì di suicidio e l’episodio
prese il nome di “caso Gao-Rao”, riferendosi a Gao Gang e Rao Shushi, anch’esso
scomparso. Nel 1972 seguì un’ulteriore rettifica del dipinto, dal quale
scomparve Liu Shaoqi, caduto in disgrazia durante la Rivoluzione Culturale. Con
la fine della Rivoluzione le modifiche fatte durante gli ultimi anni vennero
cancellate e si tornò alla versione originale. Morto Dong Xiwen nel 1973, Jin
Shangyi 靳尚谊 si occupò nuovamente
del dipinto, attualmente conservato presso il Museo della Rivoluzione cinese a
Pechino.
Troviamo dunque un Mao nelle vesti
ufficiali, intento a proclamare la fondazione della Repubblica Popolare e
dunque in un momento fondamentale della storia cinese. Il dipinto ha lo scopo di celebrare la
personalità del leader, mostrando attenzione ai particolari quali la posizione
dello stesso, il distacco dagli altri membri e dal pubblico che lo osserva da
sotto. Le molteplici modifiche sono inoltre una testimonianza non solo di
quanto importante fosse l’opera artistica ai fini propagandistici ma dello
stretto legame con la Storia.
|
Liu Chunhua, Il Presidente Mao va ad Anyuan, 1968, olio su tela, 106 x 76 cm proprietà statale, (www.huntingtonarchive.osu.edu) |
Il dipinto riscosse molto successo,
più di novecento milioni di copie vennero stampare e appese nelle case, negli
uffici, nelle scuole[7].
Conservata al Museo della Storia
della Rivoluzione, nel 1980 l’opera verrà chiesta indietro da Liu Chunhua
entrando a far parte della propria collezione privata. Negli anni Novanta, il
crescente fenomeno della “Febbre di Mao”, spinse l’artista a vendere il dipinto
alla Construction Bank di Guangzhou. I media cinesi criticheranno questa scelta
chiedendo a Liu Chunhua di ritirare la vendita in quanto il dipinto, simbolo
della Rivoluzione Culturale, è proprietà del popolo. Nel 1998 il Museo della
Storia della Rivoluzione sporgerà denuncia contro l’artista e la Construction
Bank, suscitando la risposta immediata di Liu che reclamava la libertà di
decidere le sorti del dipinto in quanto di sua proprietà. La corte sospese
entrambe le cause stabilendo che il dipinto sarebbe rimasto proprietà statale
fino alla competa risoluzione del problema[8].
Oltre alla pittura ad olio, molti
artisti utilizzarono lo stile guohua.
Con Zhongguo hua (中国画) o guohua (国画)
si intende lo stile artistico tradizionale, e quindi comunemente la pittura
nazionale, stilisticamente identificabile con l’uso di inchiostro e colori su
seta o carta[9].
Tale stile, simbolo di una Cina ormai mutata e nuova, andava adattato alle
nuove esigenze sociopolitiche del periodo, e dunque allo stile realista
socialista. Negli anni Cinquanta si riteneva che i dipinti guohua potessero rispondere alle stesse funzioni politiche della
pittura ad olio. Di duecentoquarantaquattro opere commissionate nel 1959,
centotrentasei erano realizzate nello stile guohua.
Shi Lu, Combattendo nello Shaanxi settentrionale, 1959, inchiostro e colori su carta, 238 x 216 cm, Pechino, Museo della Rivoluzione cinese, (www.findart.com.cn) |
Altro elemento di distacco dalle
pitture tradizionali sono le dimensioni di Mao, sproporzionate rispetto alle
montagne e in completo disaccordo con i dipinti tradizionali in cui l’essere
umano era di minuscole dimensioni. Come vediamo, il dipinto suggerisce dunque
una grande celebrazione della persona di Mao, più grande della natura stessa,
forte e capace di guidare la Cina verso un nuovo futuro, socialista e prospero,
come suggerisce il rosso[11].
Il dipinto, in un primo momento
acclamato e apprezzato, venne poi messo al bando nel 1964 durante la
Rivoluzione Culturale, in quanto l’immagine isolata di Mao suggeriva un
distacco dalle masse. Shi Lu venne imprigionato e sottoposto a severe
umiliazioni. Combattendo nello Shaanxi settentrionale
è conservato nel Museo della Rivoluzione cinese.
Al 1960 appartiene invece l’opera Il Presidente Mao va in tutto il Paese (Mao
zhuxi zou bian quanguo, 毛主席走遍全国)
dell’artista Li Qi (李琦). Nato nel 1928 a
Pechino, laureato alla North China United University di Yan’an, divenne docente
di guohua all’Accademia Centrale di
Belle Arti a Pechino.
|
La capigliatura spettinata di Mao
suggerisce inoltre che si trovi all’aria aperta, in presenza di vento,
stabilendo ancora una volta un legame con le vecchie pitture in cui la natura
giocava il ruolo principale, ora affidato a Mao.
Li Qi, Il Presidente Mao va in tutto il Paese, 1960, inchiostro e colori su carta, 197 x 117,5 cm, Pechino, Galleria di Arte Nazionale cinese, collezione privata, (auction.zhuokearts.com) |
Sulla
destra, sotto al titolo è riportata la data di composizione:
Yijiuliuling nian shiyue haoshang一九六○年十月号上 (in data
Ottobre 1960)
Il
dipinto è conservato alla Galleria d’Arte Nazionale cinese di Pechino.
Lin Yong, Lo spirito di Yanan splenderà sempre, 1971, inchiostro e colori su carta, 220 x 380 cm, collezione privata, (www.hungtingtonarchive.osu.edu) |
[1] DALU,
Jones, SALVIATI, Filippo, COSTANTINO, Mariagrazia, Arte contemporanea cinese, Mondadori Electa, Milano, 2006, p. 37
[2] Zhonggong
zhongyangdang xiao jiaowu bu bian, 中共中央党校教务部 编, Mao Zedong zhuzuo xuanbian, 毛泽东著作选编,
Zhonggong zhongyang dangxiao chubanshe,
中共中央党校出版社, 2002, p. 247
[3]
GROYS, Boris, Art Power, Postmedia
Books, Milano, 2012, p. 159
[4]
JONES, Dalu, SALVIATI, Filippo, COSTANTINO, Mariagrazia, Arte contemporanea cinese, cit., p. 10
[5]ZHOU,
Ran, 周冉, Si ci xiugai zheshe ji
shi nian fengyun bianhuan “kaiguo dadian”: tu man zhengzhi de youcai, 四次修改折射几十年风云变幻 《开国大典》:涂满政治的油彩, Weshi cankao, 文史参考 15 (2011)
[6]
WU, Jijin, 吴继金, Youhua “Mao
zhuxi qu Anyuan” de fengfeng yuyu, 油画《毛主席去安源》的风风雨雨, Dang shi
zonglan, 党史纵览 2 (2008)
[7]LU,
Peng, 吕澎, Yishu
de lishi yu wenti: 20 Shiji zhongguo yishu shi de ruogan keti yanjiu, 艺术的历史与问题: 20世纪中国艺术史的若干课题研究,
Sichuan meishu chubanshe, 四川美术出版社, 2006, p. 45
[8] PERRY, Elizabeth J., Anyuan: Mining China's Revolutionary
Tradition, University of California Press, Los Angeles, 2012, pp. 259-262
[9]ANDREWS, Julia F. , Painters and Politics in the People's Republic
of China, 1949-1979, University
of California Press, Berkeley, 1995, p. 50
[10] JONES, Dalu, SALVIATI, Filippo, COSTANTINO,
Mariagrazia, Arte contemporanea cinese,
cit., p. 42
[11]
WANG, Xiaoqing, 王晓晴, Shi Lu “Zhuanzhan Shanbei” zhong de yijing jiedu, 石鲁《转战陕北》中的意境解读,
“Duanpian xiaoshuo (yuanchuang ban)”, 《短篇小说(原创版)》5
(2014)
[12]WANG,
Binggen, 王炳根,
Meigui de shengkai yu diaoxie: Bingxin yu
wuwenzao (yijiuwuyi - yijiujiujiu), 玫瑰的盛開與凋謝: 冰心與吳文藻(一九五一~一九九九), Duli zuojia, 獨立作家,
2014, p. 204
[13]“Yanan jingshen yong fang guangmang”, 《延安精神永放光芒》,
2011, http://www.art8china.com/newsinfo.asp?id=27694, 15/11/2012
Nessun commento:
Posta un commento