mercoledì 15 aprile 2015

Time Magazine: i dodici volti del Grande Timoniere

 Come suggerito dal titolo, il Time Magazine, settimanale d’informazione statunitense, ha dedicato complessivamente dodici copertine al leader cinese. La prima risale al 7 Febbraio 1949, otto mesi prima della dichiarazione della Repubblica Popolare cinese. L’immagine in questione è di grande importanza in quanto ebbe la funzione di presentare Mao al mondo. Lo vediamo qui raffigurato in primo piano, nella classica veste maoista e coi tratti un po’ marcati, scuri. Sullo sfondo, leggiamo la scritta “Unione democratica” (Minzhu tongyi, 民主统一). La raffigurazione è inoltre accompagnata dal titolo dell’articolo contenuto all’interno del numero:

 “CHINA’S MAO ZEDONG.
The Communist Boss learned tyranny as a boy.”

Copertina Time Magazine, 7 Febbraio 1949, (www.content.time.com)
“Il Mao Zedong della Cina. Il boss comunista che apprese la tirannia da bambino”: come si evince dalle parole, l’immagine che emergeva del leader era molto negativa. Si parla infatti di un Mao della Cina, e non di una Cina comunista, questo suggerisce una concezione dispotica di Mao, che infatti viene denominato “boss”. C’è già una visione dittatoriale del leader.  È forse superfluo ribadire che il settimanale in questione fosse americano e che la conformazione politica di quel periodo, avesse portato gli stati Uniti ad appoggiare Chiang Kai Shek piuttosto che Mao.
Il leader è raffigurato come si è detto, nella classica veste maoista, a cui sarà fatto giocare un ruolo importante: la propaganda americana si impegnerà affinchè anche l’utilizzo della divisa fosse concepita come uno dei motivi per cui rinnegare il comunismo. Alcuni anni dopo il New York Times pubblicò un articolo in cui sosteneva che la Cina fosse uno Stato caratterizzato da cattivi gusti, che aveva prodotto una grigia e rigida esistenza formata dalla standardizzazione, di cui la divisa maoista ne era il simbolo[3]. Questo dettaglio era nato in relazione ad una delle sei foto di Chiang Kai Shek apparse sul Time Magazine. Persino la moda dunque, era utilizzata per dimostrare l’empietà del sistema socialista. L’immagine nasceva dall’esigenza di pilotare i lettori americani sull’opinione riguardo alla Cina che emergeva.
Il secondo volto di Mao apparso sul Time risale all’11 Dicembre 1950. Anche questa versione conferma la reputazione del leader cinese. Mao è ritratto sulla sinistra della copertina, circondato da uno sciame di cavallette. Questo animale, simbolo di buona fortuna e prosperità, rappresenta qui il popolo cinese ed è dipinto di rosso, con riferimento politico. Il titolo dell’articolo è riportato sotto all’immagine:

“RED CHINA’S MAO.
New war, old warlord.”
Ancora una volta quindi l’oggetto delle discussioni è Mao, a capo di una nuova battaglia ma nelle veci di un vecchio signore della guerra.
In altre copertine vediamo il leader accanto ad Ernesto Guevara (8 Agosto 1960), Jawaharlal Nehru (30 Novembre 1962), e ancora con Nicolae Ceaușescu, Fidel Castro, Leonid Il'ič Brežnev e Josip Broz Tito (13 Giugno 1969).

  Copertina Time Magazine, 11 Dicembre 1950, (www.content.time.com)

Il 13 Gennaio 1967, in piena Rivoluzione Culturale, il Time Magazine pubblica l’articolo: “China in Chaos. Chairman Mao”.

Copertina Time Magazine, 13 Gennaio 1967, (www.content.time.com)

La copertina mostra Mao in classica divisa e berretto, al centro della Grande Muraglia, simbolo cinese, che si tramuta in drago, altro simbolo della nazione. Mao ha il volto cupo, come se fosse preoccupato per le sorti del proprio Paese che, come suggerisce l’articolo e come sappiamo, sta sprofondando nel caos più profondo.
Copertina Time Magazine, 21 Marzo 1977, (www.content.time.com)

Il 21 Marzo 1977, sei mesi dopo la scomparsa del Grande Timoniere, al cui evento era stata dedicata la copertina del 20 Settembre 1976, il Time propone una nuova immagine del leader. In primo piano vediamo Jiang Qing, accanto al titolo dell’articolo correlato: “Mao’s wife tells her story. From actress to empress”. Sullo sfondo, Mao compare nella stessa posizione della moglie, come se i due fossero la medesima persona riprodotta due volte. Il messaggio, sembra essere lo stesso che abbiamo trovato in L’invincibile Pensiero di Mao Zedong illumina la scena dell’Arte rivoluzionaria dove Jiang Qing, in primo piano, si sovrapponeva all’icona del marito. Lo stesso accade in questa raffigurazione che sembra voler intendere il ruolo che la donna sta acquisendo dopo la morte del leader. Da responsabile della cultura durante la Rivoluzione Culturale, Jiang Qing si metterà infatti a capo della fazione radicale, la Banda dei Quattro, attingendo potere dal favore personale del leader. Nel sottotitolo dell’articolo è a proposito scritto: “da attrice a imperatrice”, sottintendendo non solo il potere della donna, ma anche la immutata natura imperiale della Cina seppur dopo le due grandi rivoluzioni, quella del 1912 e quella Culturale. 


                        Copertina Time Magazine, 27 Giugno 2005, (www.content.time.com)

L’ultima copertina che si andrà ad analizzare è stata pubblicata il 27 Giugno 2005. Vediamo qui Mao, al centro di raggi solari, gli stessi raggi che abbiamo visto fargli da cornice in molte raffigurazioni durante la Rivoluzione Culturale. È proprio a questa che allude l’immagine. Come vediamo infatti il titolo dell’articolo cita: “China’s new revolution. Remaking our world, one deal at a time”. Mao indossa la divisa ma stavolta marcata Louis Vuitton. È un chiaro richiamo alla politica denghista e alla trasformazione della Cina in un Paese consumista, pur rimanendo socialista: quello che Deng Xiaoping chiamò “Socialismo con caratteristiche cinesi”. Ancora una volta la testata americana non manca di denunciare un sistema che è basato sulle apparenze, dove di socialista è rimasta solo l’immagine di Mao e dove la vera rivoluzione, a cui questo personaggio è associato per antonomasia, è stata l’introduzione di multinazionali e leggi di mercato. La raffigurazione sottintende anche un altro messaggio: la Cina non ha il coraggio di prendere una decisione, non può cioè cancellare il leader dalla propria politica, ma non sa neanche rinunciare ai vantaggi di una società capitalista.


Come vediamo dunque, le prime immagini del Grande Timoniere in Occidente erano cariche di quel sentimento anticomunista che caratterizzò la politica americana della Guerra Fredda. In altri ambiti artistici l’immagine di Mao ebbe però un ruolo diverso. Alcuni utilizzarono l’icona del leader cinese per ispirare sentimenti rivoluzionari, altri ne esaltarono le doti politiche, altri ancora lo trasformarono in una icona pop.








[1] COOK, Alexander C., Mao's Little Red Book: A Global History, Cambridge University Press, New York, 2014, p. 232
[2] RAO, Nicola, La fiamma celtica, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2010, p. 145
[3] METZGER, Sean, Chinese Looks: Fashion, Performance, Race, Indiana University Press, Bloomington, 2014, pp.161-163


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