In ritorno da questa meravigliosa esperienza, non posso far
altro che scrivere nuovamente di uno dei miei artisti cinesi preferiti: Zhang
Huan.
La mostra, dal titolo “L’anima e la Materia”, realizzata a Firenze ( 8 Luglio-13 Ottobre 2013), si divide tra
Palazzo Vecchio e Forte di Belvedere, ripercorrendo il “vecchio” e il “nuovo”
Zhang.
Entrati nel Salone dei Cinquecento, all’interno di Palazzo
Vecchio, lo squisito stile rinascimentale della sala cattura subito la nostra
attenzione. Non riuscendo ad individuare all'istante opere dell'artista, e
Confucius, 2013, marmo bianco di Carrara, 172x94x80 cm |
con una lieve nota di delusione che non nascondo, inizia la
visita del salone tra pitture, statue e soffitti riccamente affrescati. Solo
quando si è ormai entrati nell’atmosfera cinquecentesca, un soggetto alquanto
insolito si concretizza di fronte a noi. Gli occhi faticano a distinguere la
presenza di una statua di Confucio perfettamente mimetizzata tra le altre della
sala. Confucius, scultura del 2013 in marmo bianco di Carrara, ci riporta
all’oriente all’interno di un contesto occidentale. La stessa opera è un ponte
tra i due mondi: omaggio al famoso filosofo Confucio, ma realizzato con lo
stesso marmo utilizzato secoli prima da Michelangelo. Zhang ancora una volta ci
ha costretti alla ricerca del senso, del messaggio intrinseco dei suoi lavori.
Una ricerca che inevitabilmente conduce all’anima, protagonista d’eccellenza
della mostra.
Florence Buddha, 2012, cenere e ferro, 140x152x85 cm |
Il percorso continua nella Sala degli Elementi che vede come
protagonista assoluto il Florence Buddha. Questa scultura in cenere e ferro,
manca della tipica dimensione monumentale delle opere di Zhang, ma riesce
ugualmente a dominare il centro della sala presentandosi come una memoria in
decomposizione. La cenere che l’artista utilizza per la realizzazione delle sue
opere proviene dagli incensieri dei templi buddhisti di Shanghai. Zhang è
particolarmente legato a questo elemento, per natura fragile e quasi
inesistente, simbolo della reincarnazione dei desideri che gli uomini hanno espresso
bruciando il bastoncino di incenso. In quest’ottica del riutilizzo, la cenere è
simbolo di spiritualità.
Lo stato del Buddha, a metà strada tra la completezza
e il disfacimento, propone la riflessione sulla fragilità dell’essere umano.
Niente è duraturo e permanente poiché tutto si trasforma, si distrugge per poi rinascere.
Il tempo assume così un ruolo predominante nelle opere dell’artista cinese, incontrandosi in uno stadio a metà strada tra la concezione
bergsoniana dell’ esperienza umana e quella fisica del divenire. Zhang ci
presenta due facce dell’Arte: il Buddha, contemporaneo ma già in disfacimento, è in perfetto contrasto e nello stesso tempo
complementare agli affreschi della sala che, seppure antichi, si mantengono
perfettamente.
Ash Army No.11, 2008, cenere, acciaio e legno, 60x30x27 cm |
La Sala delle Udienze, contiene alcune delle opere appartenenti
alla serie Ash Head: Ash Army No.11, Ash Liu Hulan, Ash Sun Yat-Sen e Ash
Portrait No.14. Nonostante le imperfezioni, rese con l’aggiunta di bastoncini
di incenso, i particolari dei volti rendono le sculture vivide, quasi reali. L’artista, sembra aver immortalato i suoi
personaggi, portando nell’opera anche i loro sentimenti. In alcuni, riusciamo
addirittura ad immaginare cosa stiano pensando. Zhang mette in risalto
l’umanità, i sogni e i desideri di questi uomini, passando attraverso la loro
fragilità, propria di ogni essere senziente, espresso dall’utilizzo di questo
particolare materiale.
Ash Jesus, 2011, cenere, acciaio e legno, 260x320x320 cm |
Ash Buddha, 2011, cenere, acciaio e legno, 195x160x130 cm |
Le opere in esposizione al Palazzo Vecchio, terminano nella
Sala dei Gigli, a mio avviso, la più suggestiva di questo percorso.
I protagonisti sono Ash Jesus e Ash Buddha, entrambi in
cenere e ferro, realizzati nel 2011. Ancora una volta, il contrasto e la
fusione tra il mondo occidentale e orientale, tornano a svolgere la funzione di
protagonisti. I due personaggi sono disposti uno di fronte all’altro, si
osservano reciprocamente: Il Cristianesimo guarda il Buddhismo e viceversa,
mentre noi osserviamo le differenze tra questi due giganti della religione. Il
Buddha, nella classica posizione seduta, di fronte al Cristo che tende le sue
grandi braccia. Muta la gestualità, ma non la sostanza: entrambi composti di
cenere, La Materia, simbolo di spiritualità, L’Anima.
La mostra continua al Forte di Belvedere. Usciti da Palazzo
Vecchio, ci godiamo il panorama della città di Firenze, incantevole e piena di
storie da conoscere. Dopo la straziante salita, giungiamo finalmente al Forte.
Siamo subito catturati da Long Island Buddha, in mezzo alla terrazza da dove
spuntano le tre teste della scultura Three Heads, Six Arms, posizionata al piano inferiore, mentre
in lontananza scorgiamo la cupola del Duomo. E' indescrivibile
lo stupore nel notare come questi tre elementi, ognuno con la propria storia,
riescano a fondersi così armonicamente.
Long Island Buddha, 2011, rame e acciaio, 172x227x177 cm |
Three Heads, Six Arms, 2008, acciaio e rame, 800x1800x1000 cm |
Long Island Buddha, in rame a acciaio, è realizzata con i
resti di statue buddhiste distrutte durante la Rivoluzione Culturale. Per
questo motivo ha una grande valenza non solo religiosa, ma anche politica. Il tema
centrale rimane lo stesso, la fragilità e l’impermanenza di tutte le forme dell’essere.
Zhang raccoglie i frammenti di queste statue, e dunque simbolicamente, della
cultura e della tradizione cinese, e li usa per ricostruire la testa del Buddha,
inserendola nel ciclo di nascita-morte-reincarnazione. Lo stesso procedimento è
utilizzato dall’artista per la realizzazione di Three Heads, Six Arms, in rame
e acciaio. La monumentalità di quest’opera, posta nel punto più alto della
città, dal quale scorgiamo appunto la cupola del Duomo, ci mette nuovamente al
centro di due mondi, opposti e complementari nello stesso tempo. L’opera appare
estremamente pesante, a causa dell'utilizzo
dell’acciaio, ma allo stesso tempo
leggera ed aerodinamica, grazie alla conformazione ondulata delle braccia che conferiscono senso di movimento. Dall’interno
di questo dualismo tipicamente orientale, ci troviamo di fronte ad una
meravigliosa rappresentazione di un personaggio legato ad antichi miti cinesi. Three
Heads, Six Arms è la rappresentazione
del concetto di memoria, passando dalle tradizioni agli eventi politici della
Cina; omaggio al popolo cinese ed esortazione alla ricostruzione di tutte le
tradizioni, i sogni e le speranze distrutte dal corso del tempo.
Peace No.2, 2001, fusione in bronzo, 610x244x244 cm |
La stessa memoria è l’elemento fondamentale che ruota
intorno a molte delle opere realizzate dall’artista e in mostra presso il Forte
Belvedere. Non fanno eccezione Meeting Table e Shadow, della serie Memory Doors,
realizzate su vecchie porte, anch’esse recuperate dall’artista in villaggi
distrutti durante la Rivoluzione Culturale. In Peace No.2,
istallazione del 2001, il calco
del corpo di Zhang Huan, è appeso ad una campana di bronzo in cui sono
riportati i nomi degli antenati dell’artista.
Anche nella serie di dipinti in cenere su lino, il ricordo è
l’elemento dominante. Non mi dilungherò su questo argomento, vi rimando
direttamente all’articolo http://artistacinasci.blogspot.it/2013/07/per-iniziareash-by-zhang-huan_2.html, dove potete trovare informazioni più dettagliate.
Taiwan Budha, 2010, alluminio e acciaio, 530x740x370 cm |
Taiwan Buddha, 2010, cenere, legno, 530x740x350 cm |
N.B. Nell'articolo non sono riportate tutte le opere esposte alla mostra L'anima e la Materia.
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